Cristallino o lente, cataratta cane

Che cosa è la cataratta?

Si definisce cataratta qualsiasi opacità della lente (o cristallino).

Poiché la funzione principale del cristallino è quella di focalizzare le immagini sulla retina, la visione risulterà più o meno alterata in relazione all’estensione dell’opacità stessa; in molti casi la chirurgia può ripristinare la visione, ma è necessaria una corretta valutazione specialistica pre-operatoria per stabilire possibilità e benefici dell’intervento chirurgico nei singoli casi.

Devono essere escluse altre patologie oculari concomitanti, quali malattie della retina, della cornea ed il glaucoma, perché rappresentano una controindicazione alla chirurgia.

La maggior parte delle cataratte nel cane sono di origine ereditaria (colpite numerose razze, ma anche i meticci), e la loro classificazione sarà legata al periodo di insorgenza, alla causa ed allo stadio di sviluppo. Discorso a parte va fatto per la cataratta diabetica il cui sviluppo è legato al decorso della malattia. Il gatto-più raramente viene colpito da tale patologia, e anche in questa specie le cause sono molteplici (congenite, ereditarie, traumatiche, infettive,  metaboliche, etc .. )

Quali conseguenze comporta?

  • Alterazione della visione:
    • Cataratte “minori” (forme incipienti o immature precoci) : disturbi visivi parziali correlati alla posizione ed estensione della cataratta per;
    • Forme più avanzate (cataratta matura): cecità.

Cocker spaniel cucciolo 2 mesi con cataratta immatura congenita.

Golden Retriever di 1,3 anni con cataratta incipiente assiale: nonostante le dimensioni ridotte la posizione centrale può disturbare molto la visione soprattutto di giorno quando la pupilla è ristretta.

Barboncino nano di 1,5 anni con cataratta immatura.

Labrador Retriever di 12 anni con cataratta nucleare matura.

Carlino 8 anni con cataratta matura. Notare la pigmentazione corneale ad ore 3 associata a vascolarizzazione superficiale (vedi paragrafo melanosi). La ridotta trasparenza corneale rappresenta una complicanza all’intervento di facoemulsificazione della cataratta.

Meticcio 10 anni con cataratta ipermatura. Notare la forma irregolare della lente, capsula raggrinzita e concrezioni cristalline all’interno. Situazioni come queste sarebbero da evitare in quanto spesso accompagnate da uveite cronica secondaria (LIU).

  • Uveite lente indotta o LIU: infiammazione dell’uvea o tunica vascolare (vedi paragrafo uveite);

Setter Inglese di 11 anni con cataratta matura e sinechie posteriori ad ore 9 secondarie ad uveite lente indotta.

  • Uveite facoclastica: possibile in cataratte mature, solitamente diabetiche, in cui l’eccessiva compressione della lente intumescente sull’equatore della capsula ne determina la lacerazione e conseguente esposizione del materiale lenticolare in camera anteriore.


COSA FARE

Forme iniziali: controllo periodico al fine di monitorarne la possibile evoluzione. La chirurgia (facoemulsificazione della cataratta ed inserimento di lente intraoculare IOL) è da prendere in considerazione per cataratte immature avanzate o mature o forme che, per localizzazione all’interno della lente, compromettono la visione. Le cataratte diabetiche vanno operate il prima possibile, compatibilmente con il buono stato di salute del paziente (per ridurre al minimo l’entità dell’ uveite facolitica e prevenire l’uveite facoclastica).

Quale chirurgia?

Quasi tutte le cataratte nel cane vengono rimosse mediante “facoemulsificazione‘ (o facofragmentazione), ovvero con l’utilizzo di un moderno strumento ad ultrasuoni che frammenta ed aspira la lente opacizzata (non è una macchina laser, come alcuni erroneamente pensano).

La tecnica è la stessa impiegata già da tempo nell ‘uomo, ma negli animali tutta la procedura risulta più complicata: per esempio è sempre necessaria l’anestesia generale, per cui è richiesto un complessivo buono stato di salute dell’animale. Inoltre, l’età del soggetto ed il tipo di cataratta (spesso molto più avanzata e “dura” nei soggetti anziani), l’infiammazione (uveite lente indotta o LIU, sempre già presente nella maggior parte dei casi) e la diversa risposta dell’ occhio del cane alle manipolazioni chirurgiche, rappresentano una difficoltà aggiuntiva. Il chirurgo veterinario, con l’ausilio di un microscopio operatorio, esegue una piccola incisione corneale attraverso la quale verrà eliminata la cataratta e, quando possibile (quasi sempre lo è), inserisce la lente artificiale sostitutiva o IOL (nella maggior parte dei casi si utilizzano lenti pieghevoli di nuova generazione).

Quale è la percentuale di successo?

Se la chirurgia viene eseguita al momento giusto (es. cataratta non ancora matura) ed è accompagnata dalle terapie e dai controlli pre e postoperatori previsti, il paziente ha ottime possibilità di tornare a vedere; la percentuale generale di riuscita si aggira attorno all’ 80%.
Per successo si intende il ripristino o il mantenimento della funzione visiva a breve ed a lungo termine; ciononostante alcuni candidati (20% dei casi) possono andare incontro a complicanze oculari sia durante che (soprattutto) dopo l’intervento, con possibile perdita completa della visione nell’occhio operato. In qualche caso anche la razza può fare la differenza: secondo una statistica personale sono più predisposti a complicanze postoperatorie alcuni soggetti appartenenti a razze come l’ Alano, il Cocker Americano, il Boston Terrier, il Cairn Terrier, il Labrador, il Maltese, il Setter Inglese, il Pinscher e lo Shi-Tzu. Fra le complicanze più gravi ricordiamo il glaucoma ed il distacco della retina (entrambe possibili anche a distanza di mesi o anni dalla chirurgia); altre volte è presente un’eccessiva infiammazione postoperatoria (uveite), potenzialmente pericolosa, che può richiedere un numero più elevato di controlli ed una maggior frequenza e durata della somministrazione dei farmaci impiegati (di qui la fondamentale importanza delle visite e delle terapie dopo la chirurgia).
In alcuni soggetti l’uveite cronica deve essere controllata a vita con terapie locali. Nel soggetto diabetico, in quanto tale, risulta più difficile la prevenzione delle infezioni ed il controllo dell’infiammazione, ma se la chirurgia è eseguita precocemente ci sono ottime possibilità di ripresa della visione.

Come si scelgono i candidati?

Il paziente dovrà essere un soggetto trattabile, non aggressivo e non affetto da malattie sistemiche importanti o da altre patologie oculari invalidanti.
Il proprietario, dal canto suo, dovrà essere in grado di effettuare tutte le terapie pre e postoperatorie ed essere consapevole del notevole impegno di tempo che l’intervento e le visite di controllo richiedono, al fine di poter ottenere il massimo risultato previsto.
Dopo accurata visita specialistica preliminare, verranno eseguiti i test collaterali che permettono di evidenziare patologie oculari preesistenti (es. degenerazioni o distacchi retinici) o eventuali altre patologie sistemiche. I test che precedono la chirurgia sono vincolanti e comprendono: la gonioscopia (valutazione con lente apposita dell’angolo irido corneale), l’elettroretinografia (ERG), l’ecografia oculare e gli esami ematochimici (sangue) e delle urine. Qualora ritenute necessarie per una più completa valutazione dello stato di salute dell’ animale, di concerto con il veterinario curante, saranno prescritte altre analisi cliniche e strumentali (es. radiografie, ecografie). Nel soggetto diabetico sarà importante il controllo della stato della malattia con esami del sangue e urine completi ed una curva glicemica recente (ultimi 30 giorni).
Nei soggetti considerati idonei verrà iniziata la terapia preoperatoria e fissata la data per l’intervento.
Il ricovero avverrà il giorno della chirurgia ed il paziente sarà dimesso alcune ore dopo l’intervento.
La prima visita postoperatoria sarà effettuata il giorno seguente ed i controlli successivi di routine previsti per il 3°/5°/7°, 14°, 21°, 28° e 42° giorno dall’intervento. Le altre visite avranno luogo dopo 60, 90 e 180 giorni dalla chirurgia.
Sono infine vivamente consigliate visite di controllo annuali per tutta la vita del paziente per monitorare eventuali possibili complicanze a lungo termine.
I costi includono l’intervento chirurgico, l’anestesia (seguita da uno specialista), il ricovero, i mezzi ed i farmaci utilizzati sul paziente in quel giorno ed i primi 4 controlli postoperatori. Non comprendono la prima visita, tutti gli esami preoperatori sopramenzionati ed i controlli postoperatori dopo il 4°.
Il successo finale dipende non solo dalla capacità del chirurgo, ma anche dalle terapie e dai controlli postoperatori (nonché da un po’ di “buona sorte” associata alla collaborazione e fiducia reciproca tra medico e proprietario).

Schnauzer Nano adulto 2 anni dopo intervento di facoemulsificazione. Notare il cristallino artificiale al centro della pupilla dilatata farmacologicamente.

Stesso occhio prima della chirurgia.