FAQS

Quando dovrei portare il mio animale ad una visita oculistica? Le seguenti alterazioni sono indice di presenza di un problema oculistico: Dolore oculare: fotofobia, blefarospasmo accompagnati da improvvisa lacrimazione abbondante Cambio di colore dell’occhio: arrossato, azzurrato o bianco: in generale per la presenza di opacità della superficie oculare o interne all’occhio Cecità o ipovisione: urta improvvisamente ed è agitato (cecità acuta) o la visione è progressivamente diminuita nel tempo evidente soprattutto in ambienti scarsamente illuminati (cecità progressiva) Variazione dimensioni delle pupille (anisocoria) Lacrimazione cronica mono o bilaterale Nel caso di riproduttori in cui si voglia escludere l’assenza di patologie di certa o presunta origine ereditaria (vedere sezione “oculopatie ereditarie o KP-HED”)

Da quali atteggiamenti possiamo percepire la presenza di un problema visivo? Le cause di ipovisione e cecità sono molteplici e possono essere di varia natura. Problemi di ipovisione possono essere sospettati quando il nostro animale non si muove più agevolmente come ha sempre fatto, soprattutto se è riluttante a farlo in condizioni di scarsa illuminazione ambientale ( il cane non scende più le scale per esempio o il gatto non sale e scende dalla sedia come ha sempre fatto) o nel passaggio da ambienti più illuminati a quelli con minore luce. Altro segnale può essere quando urtano il capo anche da un solo lato (cecità monolaterale) o se le pupille sono sempre dilatate anche di giorno o hanno forma diversa tra loro (anisocoria).

In cosa consiste e quanto dura una visita oculistica? La visita oculistica è simile a quella eseguita nelle persone, tenendo conto di una diversa collaborazione del paziente. Durata della visita: Il tempo necessario per una visita completa è mediamente di un’ora in quanto bisogna considerare l’attesa della dilatazione farmacologica della pupilla che mediamente richiede 20 minuti Le procedure, assolutamente indolori, consistono in: Valutazione di reazioni e riflessi Misurazione quantitativa (test di Schirmer I) e qualitativa (BUT) del film lacrimale e Applicazione di coloranti per la diagnosi di patologie corneali e esame delle vie lacrimali (fluoresceina, rosa bengala) Misurazione della pressione intraoculare con tonometri elettronici a rimbalzo (Tonovet) e ad applanzione (Tonopen) Esame degli annessi, cornea e strutture intraoculari con biomicroscopio o lampada a fessura Valutazione del fondo oculare (retina, nervo ottico, coroide) tramite tecniche di oftalmoscopia diretta (Oftalmoscopio diretto e Panoptic) ed indiretta Fotografia del fondo dell’occhio per il monitoraggio e l’evoluzione di eventuali patologie in corso Possono poi essere necessarie altre indagini come per esempio: Lavaggio del dotto nasolacrimale Gonioscopia per la valutazione morfologica dell’angolo iridocorneale (lenti di Koeppe e Barcan Lovac) Prelievo di cellule della superficie oculare (cornea e congiuntiva) con apposite microspoazzoline per l’esame citologico Tamponi per esame colturale ed antibiogramma Ed altre che richiedono sedazione od anestesia generale: Prelievo di umor acqueo dalla camera anteriore Biopsie palpebrali, congiuntivali o sclerali.

Come si svolge una visita se il mio animale è aggressivo? Dopo una iniziale valutazione “a distanza” bisogna ricorrere all’uso di sedativi che purtroppo alterano tutti i parametri della visita. In caso di soggetti aggressivi è importante che i proprietari lo segnalino al momento della prenotazione della visita anche perché va osservato il digiuno di 12 ore e per certe razze è necessaria la presenza di un anestesista (brachicefalici).

Come faccio a sapere se il mio animale ha dolore? È importante distinguere tra dolore acuto (insorgenza repentina in poche ore o giorni) e cronico (progressione nel tempo: settimane o mesi): Il dolore acuto è più evidente: blefarospasmo, fotofobia, lacrimazione marcata, sfregamento dell’occhio con la zampa o contro oggetti (e conseguente gonfiore palpebrale) spesso con arrossamento o congestione dei vasi episclerali, occhio “azzurrato”. Il dolore cronico è più insidioso. L’animale ci si abitua e non lo manifesta apertamente come nel caso di quello acuto. Reagisce in modo diverso da quello che faremmo noi. Infatti raramente si lamenta, ma riduce la sua attività spesso dormendo di più, muovendosi meno, con possibile diminuzione dell’ appetito. La differenza è evidente quando il dolore viene eliminato per il sorprendente ritorno dell’animale alla routine ed una maggiore vitalità. Soprattutto nei gatti è possibile notare un cambiamento di comportamento con presenza di aggressività mai mostrata in precedenza o tendenza a nascondersi in luoghi insoliti.

Come devo comportarmi se il mio animale non è vedente? In caso di cecità ad insorgenza improvvisa bisogna gestire lo stato d’animo del paziente in evidente stato di agitazione e di disorientamento. In caso di cecità permanente è importante che i proprietari sappiano che anche se vedono muoversi il loro cane o gatto con relativa disinvoltura, soprattutto in ambiente domestico, comunque non è in grado di vedere i pericoli ed è quindi consigliabile nel caso dei cani lasciarli al guinzaglio fuori di casa. Per i gatti purtroppo il discorso è più difficile perché non è semplice limitarne l’attività. E’ sorprendente assistere a come gli animali non vedenti ricorrano agli altri sensi come l’ olfatto oltre a memorizzare gli spazi dell’ambiente in cui vivono. E’ comunque pericolosa la presenza di piscine, corsi d’acqua e scale senza ringhiere. La compagnia di un cane convivente è di aiuto in quanto diventa un riferimento importante.

Come applicare colliri e pomate? Con una mano si sorregge il mento volgendo lo sguardo del cane o gatto verso l’alto e con l’altra afferando il flacone con indice e pollice si appoggia il margine laterale della mano sulla cute frontale ed esercitando una lieve trazione per sollevare la palpebra superiore si lascia cadere una goccia tra le palpebre. Non importa se il collirio cade sulla terza palpebra visibile in animali che cercano di chiudere le palpebre perché verrà distribuito sulla superficie oculare senza problemi, l’importante è che cada in mezzo alle palpebre. Per l’applicazione di creme od unguenti la tecnica è simile a quella dei colliri, ma avendo consistenza maggiore può risultare più difficoltosa. Il farmaco non va applicato sulle nostre dita e “spalmato sull’occhio” perché cosi viene contaminato, ma applicato direttamente dal beccuccio all’occhio. Per maggiore sicurezza consiglio di applicarlo sulla congiuntiva bulbare dimodochè non possa essere accidentalmente toccata la cornea. In caso di collirio quante gocce devo applicare ad ogni somministrazione? Una sola goccia è sufficiente per qualsiasi collirio. E la quantità di una pomata o unguento? Qualche millimetro (quantità uguale ad un chicco di riso). Nel caso di necessità dell’applicazione di più colliri quale intervallo tra un collirio ed il successivo? Almeno cinque minuti tra un collirio ed il successivo (se intercorre maggiore tempo non è un problema). Ed in caso di colliri ed unguenti o creme? Almeno cinque minuti tra un collirio ed un unguento, mentre mezz’ora tra un unguento e qualsiasi altro farmaco (unguento o collirio).

Il collare elisabettiano È un ausilio fondamentale nella prevenzione di autotraumatismi perché impedisce al nostro animale di sfregarsi l’occhio con le zampe o contro qualsiasi oggetto o persona. Va applicato in qualunque situazione in cui siano presenti dolore e/o irritazione oculare Nella mia esperienza la sua importanza è spesso trascurata da molti proprietari convinti che il loro animale non si gratti perché in loro presenza ciò non accade. La decisione di non applicarlo, quando viene da me richiesto, è un errore grave che può compromettere la guarigione di lesioni o chirurgie ed essere causa di perdita irreversibile della vista.

Congenito significa presente sin dalla nascita (spesso visibile dopo l’apertura della fessura palpebrale mediamente a settimane di vita). Ereditario significa trasmesso dai genitori e può essere congenito o manifestarsi in qualsiasi momento della vita.

Cosa è l’elettroretinografia (ERG) ed a cosa serve? E’ un esame strumentale effettuato in anestesia generale che permette di valutare l’attività elettrica della retina grazie a dei tracciati ottenuti stimolando il fondo dell’occhio con impulsi luminosi di intensità e frequenza noti.

Cos’è la gonioscopia? E’ un esame che, grazie all’utilizzo di lenti apposite, permette la visualizzazione e valutazione morfologica dell’angolo iridocorneale. Grazie a questa procedura è possibile individuare soggetti con goniodisgenesi cioè predisposti al glaucoma. Utile nella valutazione preoperatoria di pazienti affetti da cataratta, in individui con aumento della pressione intraoculare e nello screening di alcune razze per la certificazione di oculopatie di probabile origine ereditaria (KP-HED).