Uveite cane

Uveite

COS’È
Infiammazione della tunica vascolare dell’occhio (o tunica intermedia). Clinicamente si distingue in irite (dell’iride), ciclite (intermedia, dei corpi ciliari) spesso associate nell’ iridociclite, posteriore (o coroidite) e panuveite (infiammazione di tutte e tre le porzioni). E’ una patologia che va riconosciuta prontamente e trattata in modo adeguato perché può causare cecità acuta (uveite posteriore), cataratta e glaucoma secondario. L’uveite può presentarsi come primaria, indipendentemente dall’infiammazione delle altre strutture oculari, o essere secondaria a patologie della cornea, cristallino e sclera. Inoltre può essere complementare a patologie presenti in qualsiasi distretto del corpo, come infezioni (batteriche virali e parassitarie), infiammazioni, neoplasie, e alterazioni metaboliche. Cause immunomediate possono essere sia locali che sistemiche.

I sintomi variano in base al tipo di uveite (anteriore o posteriore) ed alla modalità di insorgenza (acuta, sub-acuta o cronica). In caso di iridocilclite sono evidenti iperemia congiuntivale ed episclerale, miosi e sinechie posteriori (deformità della pupilla), blefarospasmo, lacrimazione, opacizzazione di cornea ed umor acqueo, cambiamento di colore dell’iride. Nella coroidite e corioretinite alterazione del tono pupillare come conseguenza di ipovisione e cecità.

COSA FARE
Prima di tutto capire l’ origine dell’infiammazione, e spesso, per escludere la presenza di alterazioni sistemiche (cioè in altri distretti del corpo) vengono eseguiti esami (inizialmente di sangue ed urine). La terapia dell’uveite consiste in medicazioni topiche (colliri o unguenti) e sistemiche (iniettabili o per bocca), oltre alla cura della patologia concomitante, quando presente. In alcuni casi di uveite immuno-mediata o cortico-responsiva la terapia può protrarsi per lungo tempo o tutta la vita dovendo ricorrere a farmaci che agiscono sul sistema immunitario per modularne la risposta.

Meticcio con uveite anteriore acuta di probabile origine immunomediata (non sono state trovate alterazioni ad esami completi del sangue ed urine). Notare iperemia congiuntivale, l’opacità diffusa della cornea (edema), l’irregolarità del profilo pupillare e la neovascolarizzazione corneale periferica.

Meticcio con esiti “cicatriziali” di uveite acuta trattata farmacologicamente. Notare l’irregolarità del foro pupillare che appare “seghettato” per la presenza di sinechie posteriori (aderenze tra iride a cristallino). L’occhio è comunque vedente e senza una aggressiva terapia sarebbe diventato cieco.

Uveite facoclastica

COS’È
Una particolare forma di uveite molto aggressiva che si manifesta dopo la lacerazione della capsula anteriore del cristallino e conseguente esposizione di materiale lenticolare in camera anteriore. Solitamente è conseguenza di perforazioni corneosclerali traumatiche (graffi di gatto, oggetti acuminati vegetali o metallici) o di rottura “spontanea” della capsula della lente (cataratte intumescenti diabetiche nei cani e nei conigli come conseguenza dell’infestazione lenticolare di un parassita detto Ecephalitozoon Cunicoli).

COSA FARE
È fondamentale riconoscere precocemente (cioè al momento del trauma o entro pochi giorni) la lacerazione capsulare e conseguente presenza di materiale lenticolare in camera anteriore per attuare una specifica terapia farmacologica e, se necessaria, la rimozione chirurgica del cristallino danneggiato (facoemulsificazione). Una volta presente l’uveite facoclastica è di difficile gestione ed ha spesso come conseguenza il glaucoma secondario.

Meticcio adulto con cecità irreversibile per glaucoma secondario (IOP=78mmHg): 3 settimane prima era stato graffiato da un gatto (notare la ferita corneale ad h3) ed apparentemente guarito con terapia antibiotica locale. La pupilla ora non è in grado di dilatarsi,a causa delle aderenze con il cristallino (sinechie posteriori) ed a questo punto nulla più si può fare per ripristinare la visione.

Uveite lente indotta (LIU) o facolitica

COS’È
È un’uveite che si presenta come conseguenza di cataratta a rapida evoluzione (uveite acuta) o in associazione a cataratte mature o ipermature croniche (uveite cronica). Clinicamente l’occhio appare spesso arrossato nella porzione congiuntivale, l’iride con neovascolarizzazione e depigmentata nelle fasi acute e più scura in quelle croniche, talvolta cornea opaca per edema, marcata “resistenza” alla dilatazione farmacologica della pupila ed una pressione intraoculare (IOP) inizialmente bassa. Il tutto è causato dal passaggio di materiale lenticolare “alterato” in camera anteriore attraverso la capsula della lente integra e conseguente reazione infiammatoria uveale.

COSA FARE
Il modo migliore per trattarla, oltre alla terapia farmacologica locale spesso necessaria a vita, è eliminare la cataratta (vedi facoemulsificazione della cataratta). Tuttavia la presenza di uveite in forma cronica rappresenta uno dei fattori principali di complicanze postoperatorie dell’intervento di facoemulsificazione: è un circolo vizioso che bisognerebbe evitare intervenendo chirurgicamente prima che la cataratta raggiunga uno stadio di maturità avanzato. Comunque, laddove non venga effettuato l’intervento, è consigliabile applicare colliri antinfiammatori a vita per mantenere basso il grado di infiammazione e le probabilità di insorgenza di glaucoma secondario.

Uveite facolitica sub-acuta in cane meticcio con cataratta diabetica: notare il cambio di colore dell’iride inizialmente  uniformemente azzurra ed ora con neovascolarizzazione diffusa (rubeosi iridea).

Nei soggetti affetti da diabete mellito con scarso controllo farmacologico della glicemia ( valori solitamente superiori a 300mg/dl) si sviluppa una cataratta bilaterale matura intumescente con rischio di uveite facoclastica (per lacerazione della lente all’equatore), che necessita di un’immediata terapia antiinfiammatoria ed intervento di facoemulsificazione della cataratta in tempi brevi (perché, come e già detto, la LIU cronica rappresenta l’elemento maggiormente responsabile di insuccesso della chirurgia effettuata tardivamente in pazienti con cataratta matura).